Storie semi serie di un gruppo di donne vintage

L'importante è crederci.

L'importante è crederci.

Pubblicato da: Cristiana
Non è mai facile iniziare a fare la dieta dimagrante... soprattutto se intorno a te vedi tutte "magre"!

Ne vedi una, ma è come se ne avessi viste cento: sono tutte uguali.

Stanno lì, non importa dove, immobili al centro di una stanza o nel bel mezzo di una sala cinematografica, apparentemente distratte da un filo che sembra fuoriuscire dall’orlo della gonna o da un polsino della camicetta che si è inspiegabilmente sporcato. Lì, immobili, ma dentro ribollono di piacere.

Il piacere dell’attesa.

Pensano, scrutano, si appostano, si preparano e niente lasciano al caso.

Stanno lì, ferme come statue, con l’unico scopo di lasciarsi guardare senza far intendere che la loro posizione è studiata a tavolino.

Quella posa, con la gamba un po’ piegata, è solo per mostrare la linea lunga della coscia soda; il gesto di passarsi le mani sulla gonna non serve a lisciare le pieghe (per altro inesistenti), ma soltanto a far vedere quanto sia piatta la loro pancia.

Rimangono lì, statiche fino allo spasimo, in attesa del tanto sperato e cercato e costruito complimento: “Ma quanto sei dimagrita!”

“Brave, brave…” Applauso ironico e lievemente ammantato di invidia.

Ma come fanno? Io non sono mai riuscita a seguire una dieta dall’inizio alla fine. Piena di buoni propositi mi lancio nell’acquisto di creme snellenti, prodotti biologici, integrali e dai nomi strani, libri di ricette appositamente studiate, e quando mi ritrovo a casa, da sola, con tutte le mie buste della spesa piene di cose che non saprò mai cucinare… mi prende lo sconforto.

Apro il frigo e, mentre guardo la carota, la mia mano pare vivere di vita propria mentre afferra di corsa un pezzo di parmigiano (con la velocità di un velociraptor) e lo porta alla bocca famelica. Sempre la mia. Buono! La mia mente è già entrata in modalità “restrizione”, così che il mio corpo reagisce senza farselo ripetere troppe volte alla “carestia imminente”. Anche se, al momento, è solo pensata.

Ma io sto avanti!

Così, soddisfatta e piena di bricioline morbide sulla maglietta, mi lego i capelli, scuoto le spalle e, come una lottatrice di sumo, cerco di capire come organizzare il piano dietetico della settimana!

Non appena leggo lo schema mi sembra tutto facile, fattibile diciamo, e un po’ di sacrificio lo metto in conto.

Niente parmigiano a pezzi o, almeno, non così tanti pezzi. Non lo sapevo – sì, si mente anche a se stesse – e già mi suggerisco di iniziare domani, archiviando il senso di colpa per dare manforte al coraggio smisurato di essermi appropinquata alla sola lettura della dieta.

Mi devo organizzare. Prima scusa.

Questa dieta me l’ha data Marisa che l’ha presa da Germana che l’ha trovata dal parrucchiere, su di una rivista dell’anno scorso!

Prendo i contenitori di alluminio così posso preparare le porzioni precise per tutti i giorni della settimana; sono creativa e mi piace mischiare tutte quelle verdurine che rimarranno croccanti a vita dal momento che non potranno essere affogate nell’olio! Sigh!

Ovviamente la dieta, questa dieta in particolare, proposta sul settimanale femminile, non funziona.

Allora penso di cambiare semplicemente settimanale, quello poi era dell’anno scorso. Seconda scusa.

Se rifletto bene, però, né Germana né Marisa l’hanno seguita… mangiavano un gelato quando me l’hanno data! Che sciocca che sono!

Ne provo un’altra, e un’altra, e un’altra ancora, a migliaia, tante quanti sono i settimanali, e non capisco mai perché al terzo giorno di tutte queste diete è spiegata una ricetta improbabile.

Un trucchetto per fregarti a metà del percorso? Il terzo giorno o resusciti o muori definitivamente?

La dieta in questione è impossibile da portare al lavoro perché liquida e anche difficilissima da preparare perché reperire le alghe cinesi dal nome impronunciabile non è il massimo della praticità.

“Esistono i thermos” cinguetta Marisa dall’alto – o basso dovrei dire – dei suoi 50 chilogrammi.

“Le alghe” cincischia Germana con la bocca piena, “sono anche qui dentro, sono buonisssiiiiiiiimi” e mi mostra la confezione dei biscotti che è quasi finita. Leggo le calorie per biscotto e credo che tra meno di una settimana avrà bisogno di un medico, molto bravo, o di una lavanda gastrica. “Non capisco” continua lei sempre masticando, “perché non dimagrisco!” E zac, un altro biscotto sparisce tra i suoi denti.

La velocità delle sue dita è pari alla mia quando afferro il parmigiano.

Ecco, forse dovevamo fare le ladre… almeno saremmo riuscite in qualcosa!

E allora, quando la dieta non funziona che si fa? Io, soprattutto, cosa faccio?

Non mi perdo mica d’animo: mangio un cioccolatino, rigorosamente fondente che dà energia senza ingrassare (ahahahahah), e mi butto in palestra, ma con la ciccia che balla e il sudore che segna la maglietta, attillata per forza di cose, non è che provi un gran piacere a guardarmi allo specchio.

Allora mi dico: “Farò yoga”, ma dopo una giornata stressante mi siedo sul tappetino e ronfo a più non posso con l’occhio semiaperto, per non destare sospetti, per poi risvegliarmi quasi di botto per il freddo sotto i piedi… che sono nudi per raccogliere e scaricare l’energia. Quale? Da quel dì che se ne è andata la mia energia!

Scarto anche i massaggi perché ce ne sono troppi, dai nomi diversi e dai prezzi eccessivi, e dopo aver accertato che offrono tutti gli stessi risultati non so più quale scegliere. Il raziocinio direbbe quello che costa di meno, il dubbio ma se quello più efficace è quello che costa di più?, allora lascio stare tutto e arrivo all’ultima spiaggia (che avrei dovuto considerare per prima): il dietologo.

Vado da quello di Maddalena, perché fa pagare di meno e propone il cerottino. Un cerottino per dimagrire. Tsè!

Ma che amiche ho?

L’avrebbero dovuto dire alle nostre mamme quando eravamo piccole: “Signora, per merenda alla bambina dia un panino alla nutella e un cerottino”. Adesso sarei stata un’alice!

Vabbè, alla fine il dietologo, quello serio, mi porge gentilmente le sue regole che comprendono pure la palestra e il diario alimentare e mi saluta con un sorriso. A me pare di sfida, ma faccio la superiore e ricambio.

Ora, se una donna non ha né il coraggio di andare avanti né la forza di volontà necessaria – guardatemi -, vuol dire solo regalare i soldi a qualcuno che se li godrà a tavola con gli amici. I suoi, ovviamente. Magari tutti belli grassottelli e senza fisime!

Forse dovevo diventare amica del dietologo? Ma no, niente di tutto questo.

Per concludere, bisogna volersi bene.

Lo ripetono in tutte le salse – che bella parola – così ogni mattina mi guardo allo specchio e lascio un leggero buffetto al brufolo sulla guancia sinistra perché mi ricorda il dolce alla crema dell’altra sera, saluto pure le mie cosce a groviera (la bellezza che suscitano i termini sono relativi alle circostanze) perché la loro morbidezza mi tranquillizza e mi lancio un bacio.

Così, smack!

Rimmel, vestitino lungo, un’aggiustata ai lunghi ricci rossi e via.

Non sarò magra, ragazze, ma quanto mi piace crederci!
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Sei donne, amiche, colleghe, compagne di avventura e di sventura in un momento ahimè difficile per molte. Viaggiatrici, sognatrici, mamme, single, divorziate, sposate, siamo tutto questo e molto di più.