Storie semi serie di un gruppo di donne vintage

Spigolature Romane.

Spigolature Romane.

Una deliziosa guida di Roma per scoprire la città più bella al mondo attraverso racconti, segreti e aneddoti descritti dallla voce esperta di una guida turistica locale.

Come trasformare un periodo difficile in un momento di ispirazione.

Come ripetiamo spesso, alcune di noi Bloggers Cinquantennials sono delle guide turistiche. Questo anno “sabbatico” ci vede tuttora costrette a casa ad aspettare una, speriamo vicina, rinascita professionale. Nel frattempo trascorriamo il nostro tempo tra mille impegni e idee per cercare di reinventarci o forse anche per non impazzire di noia (e di disperazione). Francesco Onofri è un collega guida turistica, anche lui Cinquantennial (vabbè diciamolo pure… sessantennial ma con uno spirito da fanciullo), anche lui fermo a casa da oltre 15 mesi, ma con la passione e la nostalgia del suo lavoro. Cosi tanta che in questo tempo di sosta forzata ha deciso addirittura di scrivere un libro sulla sua amata città: Roma.

Vi invitiamo a scoprire con noi questa splendida esperienza che Francesco condivide sul nostro blog.

Ciao Francesco è un piacere per noi averti qui nel blog Cinquantennials nella  nostra rubrica ospiti. Raccontaci qualcosa di te (chi sei, il tuo lavoro di guida, i tuoi interessi…)

Innanzitutto grazie mille per l’invito. È un piacere per me scrivere per il vostro blog. E quando mi ricapiterà mai di avere delle donne che mi ascoltano?

Chi sono?
Sono un uomo, come molti altri, ma che ha avuto la sorte di nascere nel paese più bello del mondo e che ha anche avuto la fortuna di trasformare in lavoro il piacere di trasmettere agli altri la bellezza della propria terra e l’orgoglio di viverla. In un certo senso, questo lavoro ha limitato la necessità di crearmi degli hobbies o degli interessi alternativi. Quando già fai una cosa che ti piace da morire, non cerchi altro…

Al di là del lavoro e di tutto ciò che è ad esso connesso, non sono molte le cose che amo in maniera speciale. Se dovessi elencarle direi viaggiare. Ho visitato infatti moltissimi paesi, soprattutto asiatici, ed ho un amore particolare per il Giappone (tra l’altro ne parlo la lingua).

Poi le auto. Ne ho avute di bellissime. Più di una Bmw, un Karman Ghia da collezione, una Alfa Gt, una Morgan 4/4, una Ferrari Mondial ed ora sono il felice possessore di una Mustang convertibile stupenda.  

Infine le osterie romane. Mi piace l’atmosfera un po’ pinelliana che si respira in quelle più popolari di Trastevere o della zona intorno Piazza Navona.  Vi passerei ore intere con gli amici più cari a parlare sia dei massimi sistemi che degli argomenti più semplici. Purtroppo questi luoghi stanno sparendo e non è detto che un giorno non decida di aprirne una io, un po’ fumosa, con tavolacci di legno scuro di cipresso dove servire del buon vino accompagnato da crostini con burro e alici, salumi vari, porchetta e formaggi… e largo spazio ai canti!

Come ti è venuta l’idea di scrivere un libro?
Scrivere un libro non è stata veramente una mia idea. Il lockdown aveva travolto la mia quotidianità. Come ho detto, per anni, il lavoro era stato il centro della mia giornata. Non esistevano domeniche, Natale o Ferragosto. C’era sempre e solo il lavoro che riempiva ogni mio momento. Poi, all’improvviso… il nulla!

Allora, più per passare il tempo che per altro, chiuso in casa ho cominciato a scrivere senza pensare, scrivevo di ciò che mi mancava come se, in quella maniera, queste cose, quei luoghi, quelle storie mi ritornassero vicine.  Un giorno accadde che  feci leggere alcune di queste pagine ad un mio amico: il mio avvocato e gli piacquero. Lui parlò con un suo conoscente che, anni fa, era stato il presidente dell’Associazione dei librai romani ed anche a lui piacquero. Fu così che dopo qualche giorno, mi chiamò un editore… e nacque il libro!

L’impronta professionale è decisamente identificabile e si nota la tua grande  passione per la tua professione.

Certamente si avverte il “taglio” della guida. Credo soprattutto in due punti: nella sinteticità del racconto e nell’uso continuo di aneddoti, aforismi, curiosità anche spicciole, ma che spezzano la pesantezza delle pure nozioni. La mia esperienza come guida mi ha insegnato una cosa. Noi, nel nostro lavoro, trasmettiamo concetti ai nostri clienti quasi fossimo degli insegnanti, ma c’è una differenza sostanziale tra noi e gli insegnanti. Un insegnante sa che deve essere ascoltato, lo può pretendere e parla a persone che devono e vogliono ascoltarlo.

Noi l’attenzione dobbiamo conquistarcela ogni minuto. Quanta gente viene con noi semplicemente perché “siamo inclusi nel pacchetto”? E allora bisogna evitare di annoiare ed essere capaci di incuriosire il nostro pubblico, di legarlo a noi in qualche maniera. Il racconto deve essere sì esaustivo, ma al contempo leggero e divertente. Dobbiamo essere professori e giullari, attori e maestri. Spero di esserci riuscito.

Quale è il monumento che ami di più a Roma?

Se parliamo di un monumento singolo direi il Pantheon. Non esiste nulla, né a Roma né fuori, che possa eguagliare la maestosità e l’armonia di tale edificio, ma se per “monumento” intendiamo qualcosa di  più ampio, direi una passeggiata che si snodi tra i vicoli e le piazze di Roma che è di per sé, in realtà, tutta un monumento. Ampi spazi che si aprono improvvisi alla vista, prospettive uniche, improbabili vicoli che terminano con scenografie inimmaginabili, il tutto accompagnato dall’armonioso suono delle acque che sgorgano dalle mille fontane! Questo è Roma e non ce ne è di uguale!

Sappiamo benissimo (tre di noi nel blog sono guide turistiche come te) quante domande “strane” ci rivolgono spesso i nostri clienti. Hai preso spunto da questo tipo di domande per scrivere i tuoi racconti? 

Certamente, ma non credo che, ogni volta che è accaduto nel libro o nel lavoro, questo sia stato determinato dalle domande “strane”. Diciamo che le domande assurde che spesso ci vengono rivolte tipo “L’erba del Foro romano è quella originale che ha calpestato Cesare?” o del tipo “Quanto hanno speso i Papi per fare San Pietro?” non lasciano il segno, al di là della contenuta ilarità che possono suscitare. Ma le domande “serie” sì. Quelle servono! C’è sempre da imparare e molte volte gli occhi più ingenui vedono meglio di quelli più smaliziati. Ho notato spesso delle cose che non avevo mai osservato grazie a rilievi e domande dei miei clienti e poi c’è un’altra cosa importante da dire.  Se ci fanno una domanda, soprattutto su qualcosa che abbiamo detto, il più delle volte vuol dire che non siamo stati capaci di spiegare bene quel punto. E quindi, negli anni, sono proprio le domande che affinano e rendono sempre più efficace il nostro discorso.

Il tuo aneddoto preferito?

Non credo di avere un aneddoto che preferisco in maniera speciale. Se parliamo di aneddoti che hanno a che vedere con Roma, forse, quelli che ricordo più spesso sono quelli che si raccontano su Sisto V. Dal “Meglio un morto in casa che un marchigiano alla porta”, all’ “Acqua alle corde!”. Se parliamo di aneddoti in generale trovo delizioso quello che ci racconta di George Bernard Shaw che, infastidito dalla petulanza di una nobildonna che non lo lasciava in pace un momento, al suo “Maestro, ma lei sinceramente, quanti anni mi dà?” rispose sorridendo “Nessuno signora, quelli che ha sono già troppi!”.

Cosa pensi dell’attuale situazione turistica  in Italia?

Hai una domanda di riserva? Ne penso tutto il male possibile e ciò deriva soprattutto da una profonda delusione. Perché è vero che il disastro nel quale siamo caduti è stato determinato, parafrasando Guicciardini, da un “imprevedibile accidente di fortuna”, ma è anche vero, per ricordare Machiavelli, che solo in parte la fortuna può determinare gli eventi. L’uomo può e deve creare le condizioni perché la fortuna non gli sia nemica. E questo non è stato fatto. È semplicemente indecente la mancanza di attenzione e di rispetto che il mondo del turismo, pur nella sua importanza, riceve e ha ricevuto dai nostri politici in questi ultimi 70 anni!

Progetti per il prossimo futuro?

Beh, diciamo che nonostante gran parte del mio futuro sia ormai dietro le mie spalle la voglia di riprendere soprattutto la mia attività è forte.

E poi viaggiare, possibilmente in auto perché mi dà un senso di libertà maggiore. Quante volte sono partito, ad esempio, con l’idea di andare a Venezia e mi sono invece ritrovato a Torino, seguendo l’impulso del momento. Una chiesa, un paese, una leggenda erano sufficienti a farmi cambiare strada.

Vuoi dirci due parole sulla tua vita privata?

Sono un gemelli, orgoglioso della mia incostanza. La mia è stata la generazione di Easy Rider, della Route 66, e forse un qualcosa di quello spirito zingaro mi è rimasto. Anche questo, probabilmente, ha influito nella scelta dell’attività di guida.

La mia vita privata non è molto diversa da quella di molte altre persone.

Una famiglia, dei figli, una casa fuori città…

Se invece per vita privata intendi il mio privato, beh allora ho voluto che esso fosse sempre informato al concetto di libertà in tutte le sue declinazioni.

Liberale in politica, liberista in economia, libertario nelle scelte private e anche libertino quando gli anni e le situazioni me lo hanno concesso.

E penso di esserci riuscito. Nella vita infatti non ho avuto che me stesso come padrone, anche se devo ammettere che non sempre è questo il padrone più indulgente.

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Sei donne, amiche, colleghe, compagne di avventura e di sventura in un momento ahimè difficile per molte. Viaggiatrici, sognatrici, mamme, single, divorziate, sposate, siamo tutto questo e molto di più.