Molti genitori quando i figli crescono hanno il problema che non vogliono più viaggiare con mamma e papà. Io ho il problema inverso, ho la figlia simil-mitilo che ama viaggiare con me e, almeno una volta l’anno, organizziamo un viaggio insieme.
Mi è balenato per il cervello che il motivo potrebbe essere perché mamma paga, ma non è così. A lei piace proprio viaggiare con me e da qualche anno, contribuisce addirittura alle spese, anche perché diciamocelo, non è proprio un tipo da campeggio, e nemmeno io.
Ormai le lascio carta bianca sulla destinazione del viaggio, essendo modello talebana-intransigente, finisce col decidere lei DOVE, QUANDO e COME.
Devo dire che si è sempre dimostrata super organizzata nelle ricerche sul web e nell’utilizzo di guide turistiche. Riesce sempre a trovare il posto migliore, l’albergo più “cozy” e le attività più divertenti.
Vorrei raccontarvi di quando, a dicembre di un paio di anni fa, siamo andate in Lapponia insieme.
Appena mia figlia me lo ha proposto, l’ho guardata come una marziana; io soffro il freddo e pensare di passare 10 giorni al circolo polare artico, mi sembrava da pazzi.
Ho anche creduto che volesse fare come gli Inuit e lasciarmi alla deriva su un iceberg in mezzo al mare del nord, come facevano con i vecchi in procinto di morire….ma è stato il pensiero di un attimo.
Dopo qualche “no ma tu sei matta”, oppure “fa un freddo porco andiamo alle Maldive” alla fine ho capitolato. E devo dire che ho fatto bene.
I giorni precedenti la partenza sono passati nella ricerca della calzamaglia triplo strato cachemire, giacche tecniche da spedizione al polo, guanti doppi, mutande di pelouche, cappelli con mille strati di pile e scarpe adatte all’Everest.
Il giorno della partenza avevamo delle valigie enormi, che contenevano tutto l’occorrente per sopravvivere a meno 25/30 gradi. Solo a ripensarci mi dò della pazza furiosa.
Volo Roma- Helsinki, scalo e secondo volo per Rovaniemi, Lapponia.
Arriviamo a Rovaniemi verso le 5 del pomeriggio: l’aeroporto è minuscolo e tutto decorato in tema natalizio. Raccattiamo i nostri 500 kg di valigie e usciamo. Neve tanta, tantissima, freddo tantissimo, ma secco, il che significa che se sei adeguatamente coperto stai bene e noi di scoperto, avevamo solo gli occhi.
Indirizzo dell’albergo alla mano cerchiamo un taxi… Non c’è in giro anima viva, manco le renne di babbo natale.
Rientriamo in aeroporto chiedendo informazioni e ci spiegano che i taxi ci sono, ma bisogna chiamarli, così gli addetti all’accoglienza gentilmente ce ne chiamano uno.
Carichiamo i nostri bagagli da trasloco e partiamo.
Dopo circa mezz’ora in auto, nel buio più totale, il tassista ci scarica in mezzo alla strada. Intorno a noi solo foresta, buio, e neve alta come montagne….Guardando le nostre espressioni interdette l’autista ci spiega che non è possibile arrivare in auto all’hotel, perché si trova al centro di un isola, collegata alla terraferma da un ponte, fatto di tronchi d’albero. L’unica maniera per raggiungere l’isola è attraversare il ponte a piedi, poi la foresta, e finalmente avremmo trovato l’albergo.
Insomma, più che Messner durante la spedizione al polo, sembravamo Totò e Peppino a Milano! In testa un pesante colbacco, le sciarpe arrotolate sul volto e sul collo, i doppi guanti, i doposci; bardate come due sherpa alle prime armi, cominciamo a trascinare i pesantissimi trolley nella neve, e vi assicuro, non è affatto facile. Eravamo così ridicole e ridevamo talmente tanto, che credo ci abbia sentito pure Babbo Natale. Dopo circa 15 minuti nella foresta scorgiamo le prime luci….. evviva ce l’avevamo fatta! Eravamo vive! Quasi morte dalle risate, ma vive! Arrivate al resort ci accompagnano al nostro bellissimo bungalow rosso nella foresta, l’albergo era fatto di casette rosse di legno sparpagliate sull’isola tra gli alberi, un posto quasi fiabesco, bellissimo, l’interno tutto in legno chiaro con enormi finestroni sulla natura circostante.
La cena viene servita sotto una mega tenda (tipo quella degli indiani), non so bene cosa abbiamo mangiato, muschi e licheni probabilmente, ma era tutto buonissimo e innaffiato con ottimo vino rosso. Dopo cena torniamo nel bungalow, lascio entrare mia figlia perché ho voglia di fare qualche foto all’esterno. Peccato che rientrando in camera sbaglio bungalow (erano davvero tutti uguali), inconsapevole dell’errore comincio a chiamare la pargola a gran voce, chiedendole perché mai avesse spento la luce. Me ne sono accorta solo quando, entrando in bagno, ho visto qua e là oggetti a me sconosciuti… In pratica ho terrorizzato una coppia di non so dove, che stava dormendo. Una domanda; ma in Lapponia nessuno chiude laporta a chiave? Primo giorno in Lapponia e già mi ero fatta riconoscere.
I giorni successivi sono stati bellissimi, mia figlia aveva organizzato tutto, tra cui un meraviglioso giro in slitta con gli husky. Abbiamo oltrepassato il circolo polare artico, il famoso Napapiiri, a -35 gradi, con il rumore delle zampette degli husky attutito dalla neve. Un’esperienza che detta così sembra da pazzi, ma è stata una delle cose più belle della mia vita. Abbiamo anche gustato una costosissima cena in igloo, mangiando zuppa di renna e sorseggiando whisky per scaldarci. Non è facile cenare sedute sui blocchi di ghiaccio a -15, e ti devi sbrigare perché si raffredda tutto subitissimo.
Il Villaggio di Natale è stato il posto più idilliaco che abbia mai visto. Qui ho conosciuto il VERO Babbo Natale e mi è sembrato di tornare bambina (mia figlia gli ha chiesto in dono un paio di stivali di pelle di renna, spero non si sia offeso).
Ho imparato a decorare gli omini di pan di zenzero, ho aiutato gli elfi di Babbo Natale con la posta, mi sono quasi rotta l’osso sacro scendendo su una pista di ghiaccio, a bordo di una specie di gommone, ridendo come una matta.
Un’altra cosa bellissima è stata la gita in slitta trainata dalle Renne, animali stupendi e dolcissimi, con sosta di cioccolata calda scaldata sul fuoco di un falò, in mezzo alla foresta. Il silenzio assoluto interrotto solo dai campanellini delle renne, tutto veramente meraviglioso.
Ovviamente è impossibile qualsiasi atività all’aperto. Almeno per noi che non siamo abituati a queste temperature glaciali. Si spende una cifra considerevole in taxi se non si noleggia una macchina, ma dopotutto sarebbe da incoscienti pensare di fare una passeggiata nella neve, per più di mezz’ora, a meno 35 gradi; si rischerebbe il congelamento.
Il freddo rappresenta l’altra componente avventurosa della vacanza, impensabile uscire con un normale paio di pantaloni; devi usare solo abbigliamento tecnico e in pratica per svestirci dei 5 strati ogni sera, ci mettevamo circa mezz’ora; pantalone tecnico, pantalone di pile, calzamaglia di cachemire, calzettone da neve….. e solo per descrivere la parte inferiore della svestizione.
Con poche ore di luce, pochissime, ma una incredibile luce rosata magica tutto intorno, amplificata dal bianco candido della neve, è davvero un posto meraviglioso dove vorrei tornare.
Anzi ci devo tornare, perché purtroppo la famosa aurora boreale c’era stata la notte prima del nostro arrivo e non si è più palesata.
Quindi ci tornerò, e di nuovo con mia figlia, perché mi spiace per tutti gli altri con cui sono stata in vacanza, ma viaggiare insieme a lei è troppo divertente, a volte estremo, ma sempre divertente….almeno finché mi vorrà come compagna di viaggio.
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